- Cosa c'è?
- NIENTE.
- È uno di quei "niente" ripieni di un mondo che non posso capire?
- Mpf.
- Dai dimmi cosa c'è.
- Nien-te.
- Lara?
- Uff.
- Dai... Spara.
- Niente...Non lo so... Piove (oppure fill-in-the-blanks-qualsiasi cosa assurda).
- E quindi?
- Tu non stai facendo nulla.
- Cosa vuoi che faccia, sentiamo...
- Non lo so, se lo sapessi lo starei già facendo io e non dovrei prendermela con te.
- La pazienza che ci vuole...
- 'mbè?
- Stai lì nel tuo brodino, ne parliamo quando sfiammi.
Qui mi si conosce.
Qui mi si sa prendere e non prendere.
Scene di vita quotidiana.
I "niente" che sfodero io, completamente privi di senso, sono da competizione.
Ho tirato scemi un bel po' di ragazzetti con 'sta cosa. Andavo avanti ore. E davvero non c'era niente. Ma nella domanda secondo me era già contenuto che qualcosa ci doveva essere. E quindi passavo quei tempi morti a cercare qualcosa da dire alla fine di tutto quello sfinimento. Lo facevo per loro, ovvio - che bella persona che sono - cioè dopo tutto il loro sforzo di comprensione non potevo certo deluderli.
Lui no.
Lui al primo niente richiede.
Al secondo sbuffa.
Al terzo glissa con un elegantissimo "ok, perfetto". E si comporta come se niente fosse, mentre io, ignorata, schiumo rabbia. Poi mi passa.
Eppure ciclicamente torno all'attacco.
Meccanismi psicologici effettivamente strani. Aggiungiamolo all'elenco.
Ma non sono sola vero?
15 giugno 2011
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Sindrome molto comune, purtroppo. A 13 anni immaginavo passasse con il tempo, le responsabilità, la vita da adulti. Mi rendo conto però che non passa mai, allora tanto vale imparare a conviverci. Lui dev'essere davvero bravo a saperla gestire.
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