È come se d'improvviso hai una stanza nuova.
Ci sono ancora i segni sui muri dei quadri che sono stati tolti, si respira nell'aria la presenza di chi e cosa c'era. Il suo profumo, la canzone che ha lasciato in repeat, il modo in cui colori prendono la luce.
Non ci sai stare ancora dentro, il vuoto ti disturba, troppi pensieri, troppi segni, quanta vita pulsa ancora su quei muri, su tutti quei segni in assenza, è come se i quadri che c'erano prima li vedessi meglio adesso che non ci sono più, ne ricordi i dettagli proprio ora che al loro posto c'è il vuoto, li vedi ancora lì, nella vernice non sbiadita della parete.
Come il segno dell'abbronzatura che resta sotto un braccialetto che hai perso.
Come la sensazione di avere ancora su i pattini, quando invece li hai tolti.
Come quella canzone in repeat che non sai perché ma continui a canticchiare.
E poi passerà il tempo e tu penserai che, dai, è proprio una bella stanza, che si potrebbe utilizzarla per altro, e vuoi aprire la finestra che l'aria fuori è fresca e fa venire voglia di rinnovo, quasi quasi cambi il colore delle pareti, un colore bello forte, e pensi ad altri quadri-profumi-musica da metterci dentro, è proprio una bella stanza ed è tutta tua, cominci a pensare che potresti entrarci e ci staresti davvero bene, te la godresti un sacco quella bella stanza coi colori nuovi, quante cose belle che non sai ancora di te potresti fare dentro quella stanza dai colori nuovi che ancora non hai scelto, potresti addirittura concederti il lusso di diventare un'altra persona, con colori nuovi anche tu come la stanza.
Ma lì in mezzo, nel centro della stanza, c'è un gigantesco cactus, con le radici spinte in fondo nel pavimento e rami che vanno dappertutto e che non ti consentono di muovertici dentro libero, una stanza potenzialmente stupenda che però non puoi usare.
Il passato è il cactus.
Il futuro è il cactus.
La paura è il cactus.
I ricordi, cactus.
Persone, cactus.
Routine cactus.
Depressione cactus.
Cuore-fegato-pancia cactus.
Ognuno ha il suo.
La forza di abbattere quel cactus, riprendersi lo spazio e riempire la stanza di colori nuovi; vivere, in pratica. Quanto coraggio ci vuole per farlo?
13 settembre 2013
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Anche il coraggio è il cactus.
RispondiEliminaTe lo dice una struzza ;)
Adoro il tuo modo di scrivere :) Grazie!
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