10 febbraio 2011

(Im)perfetti

Esterno giorno. Ore 15. Snobville.
Di fronte ad ogni asilo va in scena la versione mammesca del chi-ce-l'ha-più-lungo e ad essere misurati sono gli inconsapevoli bambini che stanno cantando tanti auguri a te a qualcuno al di là del cancello.
Al di fuori le mamme sono in cerchio, il fatto di poterne fare parte o meno dipende dall'angolazione delle loro schiene rispetto alla tua posizione, e dallo spazio disponibile: se sono strette strette e ti danno le spalle sei fuori.
Dalla mia parte c'è un varco aperto e la loro disponibilità a farmi partecipare. Ma io ho saputo dell'esistenza dei percentili di crescita durante un sit-in simile al parchetto e non mi sono ancora ripresa. Memore di quell'esperienza, sfodero le armi di campionessa mondiale dello sguardo caduto nel vuoto, e assumo l'espressione di chi sta sostenendo da sola tutti i problemi dell'universomondo anche se sto pensando a come ottimizzare i tempi di make up e demake up, e quindi ne vengo esclusa.
Del resto, carpe diem, e io non ho colto l'attimo.
A vederle sembrano bambine cresciute che fanno un girotondo, voci che si alzano, risate, sorrisi, ma se osservi meglio riesci a vedere la tensione delle loro mascelle, i sorrisi tirati, i muscoli pronti a scattare sui centometri della conversazione. In realtà nessuna sta ascoltando le altre, sono tutte concentrate a trovare qualcosa per cui il loro piccolo possa tornare in testa ad una classifica che esiste solo nelle loro menti, e a cercare il momento giusto per riprendere la parola.
Uno non ci crede a quante e quali siano le cose su cui possono competere le mamme.
Praticamente tutte:
altezza, vince chi più
peso, vince chi meno
età dei primi passi, ogni volta si cala di qualche mese, attualmente si attestano intorno a 5 mesi e mezzo
età delle prime parole, idem come sopra
età dei primi dentini (ma che è? un talento personale?)
numero di scarpe
spesa per vestiti, corso di danza, feste di compleanno
età della bici senza rotelle
rapporto età/taglia di vestiti
punto di biondo delle folte chiome
millimetri di uscita dal bordo del disegno (coooooosaaa???), me le immagino con calibri e goniometri e diosacosa a misurare di quanto il pargolo sia uscito dal bordo del disegno di winnie-pooh.

Cercano di richiamarmi. "Ma la tua?"  "No Lee no", che è una risposta che va su tutto a prescindere, almeno quanto "d'altronde signora è così" perfetta per l'ascensore.

A questo si aggiungono, nella stessa gara, le caratteristiche negative che come sono rumorosi, disordinati, disperati, svogliati i loro, nessuno mai.
Inutile cercare ragguagli sull'evidente contraddizione in termini tra le prime cose affermate e le seconde. "D'altronde signora è così".

Roo sembra capire l'andazzo, e per prenderci tutte per il culo comincia a parlare malissimo, inscenando il bambino di due anni che imita un bambino di cinque mesi.
Si avvicina una mamma solerte: "Non parla ancora tanto bene, eh?"  "Eh già".
Dieci minuti dopo Lee mi porta un disegno con il sole verde e le nuvole fucsia, i bambini colorati malissimo e il nome scritto da destra a sinistra.
"Non c'avevo voglia".

Sono talmente meravigliosi nella loro imperfezione da meritare un premio.
Gelato per tutti.
E quindi due lavatrici da fare.
Ma pazienza.

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