31 gennaio 2011

Varietà è sinonimo di alimentazione sana (ma anche di avanspettacolo)

- ...
- E cosa c'era da mangiare oggi all'asilo?
- Pasta rossa, bastoncini di pesce, insalata di patate.
- Frutta?
- Mela o arancio.
- E tu cos'hai scelto?
- Tutt'e tre.
- Ma se sono due?!
- Allora nessuna delle due.

Mmmmpf.

Ci riprova Lui.
- Che frutta c'era oggi, Lee?
- Mela o arancio.
- E tu cos'hai preso?
- Il mandarino.

Sto.

Da rivedere al rallenty con la musica di momenti di gloria

Apri gli occhi, alzati, prepara biberon Roo, senza biscotti?, "siii, coi biccotti", bevi caffè, lavati, lavalo, vestiti, cambia pannolino, prova febbre, lava naso, chiama pediatra, pulisci pavimento dove Roo ha vomitato latte "coi biccotti", rilavalo, ricambialo, cambiati il vestito sbavato, abbraccia Lee, coccola di risveglio, prepara colazione Lee, truccati, prepara zainetto asilo, svuota lavastoviglie, riempi lavatrice, telefona a Lui (che non risponde), ordina a Lee di vestirsi, non lo fa, vestila, ricambia pannolino a Roo (maestro nel tempismo dell'evacuazione), ordina a Lee di lavarsi, non lo fa, chiudila in bagno, pettinati, e poi cappotti, sciarpe, cappelli, guanti, i fazzolettini, le chiavi di casa, il cellulare, Lui telefona, che tempismo, sei sulla porta, riattacchi, "schiaccio io dentro l'ascensore", "no, chiaccio io", litigano, li sgridi e li separi, scendi, dimenticato zainetto, risali, apri, prendi zainetto e ricominci tutto da capo "schiaccio io" "no, io", scendi, legali al seggiolino, sali in macchina, riserva! e ti pareva, vai a fare benzina, porta Lee all'asilo e torna a casa con Roo.
È andata ora in onda "la prima mezz'ora del mio lunedì mattina".
Multitasking è dire poco.

30 gennaio 2011

Snobville

Io abito a Snobville, una gaudente cittadina nel cuore di una delle zone più produttive e benestanti del nord Italia, "a sei chilometri di curve dalla vita".
Snobville ha una splendida zona pedonale che in realtà è solo una grande passerella: lì non si cammina, si sfila, possibilmente prevedendo un cambio abito tra mattina e pomeriggio.

Snobville ha la più alta concentrazione di borse louisvuitton giganti e cagnolini minuscoli di tutto il territorio italiano e forse europeo, dev’essere qualcosa che ha a che fare con le dimensioni delle tette, almeno quanto l’automobile ha a che fare con le taglie maschili, in ogni caso mai che si considerino le dimensioni cervello una volta ogni tanto, no.
Snobville ha una piazza in comic sans, frutto di qualche mente perversa, e mesi di lavoro sotto un gazebo che non ne svelasse il piccante segreto. Tutt’intorno il solito crogiuolo di pensionati con le mani unite dietro la
schiena e l’espressione imbronciata nel costante movimento di chi fa no con la testa.
Dibattiti di ore su come la piazza l’avrebbero fatta meglio loro. Dialetto a buttare. Operai incazzati. Bambini felici che "ci sono le ruspe".
Finalmente arriva il giorno dell’inaugurazione, giornalisti, fotografi, celebrità locali comprensibilmente orgogliose di siffatta opera d’arte.
Et voilà, eccolo lì svelato il capolavoro!
Il delizioso rosone non comprende solo la scritta in se', ma la riproduzione in marmo della basilica che da quel punto si può vedere in dimensioni reali semplicemente alzando gli occhi. È un po' come mettersi una maglietta con sopra la propria faccia. La differenza però è che prima o poi la maglietta la togli, e forse rinsavisci e la butti.
La piazza di Snobville è marmoreamente eterna. Imperitura.

Ho mandato a Lui la foto del rosone appena completato.
Risposta: “Traslochiamo”.

28 gennaio 2011

Piccoli stylist crescono/2 - aggiornamento

Di ritorno dal lavoro mi avvicino al lettino, dove Roo sta dormendo da 20 minuti. Mi sembra sudato, lo scopro.
Sorpresaaa!
È vestito di tutto punto con il costume di carnevale di Lee, dell'anno scorso: Spiderman.
Dalla regia, mi comunicano che non c'è stato verso, è uscito vestito così.
I commessi del supermercato sono rimasti piuttosto sorpresi dall'evidente predilezione di Spiderman per le macine del mulinobianco.
Ora, manca solo che torni Lui vestito da Flash Gordon, e abbiamo fatto l'en plein.

Io sono Batman

No, io non sono un cuore impavido. Non per quello che riguarda cogliere le occasioni. Per dire, all'università io mi alzavo la mattina di ognuno dei 27 esami sostenuti con un solo pensiero: non ci vado.
Questo pensiero si ripresentava recidivo ad intervalli regolari, fino al momento dell'esame stesso, quando il professore dopo aver consegnato il materiale per lo scritto tuonava "Avete 15 minuti per ritirarvi". E io pur essendo preparata prendevo in seria considerazione l'idea di non sostenerlo. Paura, timidezza, sindromepremestruale, e che altro?!
Ma è vero, nella vita gli esami non finiscono mai, e se può migliorare il peso che attribuisci loro, di base l'approccio resta sempre lo stesso, nel mio caso quello del non affrontarli.

Facendomi la solita violenza quindi, ieri ho fatto un colloquio per un'importante agenzia di eventi, con il solo intento di regalarmi l'effimera illusione di poter ancora far parte di quel mondo. Il colloquio è andato benissimo. Davvero, mai andato meglio. Le cose vanno sempre bene quando sai già il risultato finale, e quel risultato l'hai deciso tu nel momento in cui hai ricevuto la telefonata.
La donna con cui ho parlato in perfetta sintonia con me.
Io brillante, sicura, convincente.
Quello nato come un colloquio è diventata presto una chiacchierata tra due amiche, mancava solo la birretta e il quadretto era completo.
Siamo state d'accordo su tutto.
In particolar modo sul fatto che io non sono adatta a quel lavoro.
Non per mancanza di capacità, nooo, magari.
Perchè nella vita ho fatto delle scelte.
E allora io quel lavoro non lo posso più fare.

Priorità. Scelte. Libero arbitrio. Quelle cose lì.

Allora mi chiedo se ha ragione Batman (eh? cosa? sssssh!, il guru sta negli occhi di chi guarda) quando dice "non è ciò che sei, ma quello che fai che ti qualifica". Variazioni sul tema, forse, ma dire questa cosa non è un po' come dire che siamo quello che facciamo? 
Non nei termini di azioni più o meno qualificanti, ma in senso più ristretto, di lavoro.
Se penso a me stessa, faccio fatica a far combaciare quello che sono con il lavoro che faccio. Trovo che sarebbe oltremodo limitante.
Ammetto di non conoscere molti fortunati che fanno come lavoro quello per cui si sentono davvero realizzati.
Uno l'ho sposato.
Con altri ci lavoro.
Ma la sensazione che ho è che fortunatamente c'è sempre uno scarto tra le due cose: una persona grande, adulta, ben delineata, risolta non può combaciare perfettamente con una cosa sola, dai, ci DEVE essere dell'altro, altrimenti sai che tristezza, che piccineria, che poca fantasia.
Anche laddove qualcuno sia pienamente realizzato nel lavoro che fa, non posso credere che si riduca solo a quello.
Però nel mio caso lo scarto è notevole, se penso al lavoro per cui sono pagata, e non è comunque esaustiva neanche l'aggiunta dell'intero compartimento familiare, cioè il lavoro per cui non sono pagata. C'è ancora altro che forse non troverà mai il modo di esprimersi, ma io sento che c'è.

Il problema che poi non è un problema è molto milanese, dove "quello che fai" is the new "quello che hai".
A me non basta un bel lavoro per valutare una persona come interessante, e fare la poser con il lavoro fico, tesoromio, ti fa perdere ulteriori punti. Ma vedo che il mio non è il metro di giudizio più diffuso, ragion per cui io spesso finisco nel reparto persone che "non ne vale la pena". Non che la cosa mi dispiaccia, mi sento come Renée Michel al netto della filosofia e con una spruzzata di sociologia qui e là.
Però ecco io ogni tanto lo vorrei dire con chiarezza che sono anche altro.
Ma poi perchè.
Anche no.
Voglio dire.
Anche Batman fa tante cose. E nessuno sa chi è.

Piccole stylist crescono. Ma anche no.

Outifit di Lee, questa mattina, fieramente scelto da lei medesima.
All star grigie.
Calzamaglia viola.
Maglia oversize verde acido con scritta in viola e argento R U OK?
Sciarpa rosa.
Cappello a righe multicolor Bob Marley style.
Guanti azzurri.
Cappotto fucsia.
Sotto il cappello, in piena sindrome da lampadario: 2 treccine con elastici, una mezza coda con minipinza rosa, 3 mollette.

Dicono che sia molto importante che i bambini scelgano da soli cosa mettere, è un segno di espressione della loro personalità, e questa cosa non va ostacolata, ma anzi in-co-rag-gia-ta, e bla bla bla...
Poco importa il risultato finale effetto "molotov in un colorificio".
Poco importa che le altre mamme ti guardino chiedendosi perchè ti ostini a vestirli al buio.
Sto stimolando la formazione del suo gusto, eccheccavolo!

Mi chiedo solo a quale età potrò insegnarle che less is fashion senza sentirmi Carla Gozzi.

27 gennaio 2011

Donne, tu-du-du...

Conoscente F. -... E poi sono a dieta. Da due settimane, ormai.
Io (falsissima) - Ah, come mai? Non ne hai bisogno.

Amica T. (prima guarda me con compatimento e la faccia da “ma-ti-prego”, e poi, scettica) - E che dieta staresti facendo?

Conoscente F.- Ma niente, sto un po' attenta e la sera ceno con il beveronelight "wannabethin".

Amica T., esultante, rivolta a me - Ah Ah! Lo sapevo! Cosa ti avevo detto?! Lo vedi che quelle robe lì non funzionano?



Il tatto non è tra i criteri con cui seleziono le amicizie, no.


26 gennaio 2011

Certi inizi di giornata

Stamattina il mio risveglio è stato a base di dito di Roo in un occhio. Buongiorno anche a te.
Poco dopo ci ha raggiunto anche Lee, che si è avvicinata a me coi suoi capelli arruffati e il suo profumo di sonno, non ho ancora capito se con l’intento di abbracciarmi o di darmi una testata in faccia.
Intenzione. Risultato. Non sempre coincidono.
Ma quei bei risvegli lunghi, quelli da "ancoracinqueminuti", a rigirarsi nel piumone abbracciando il cuscino, fino al momento in cui, con tutta calma, si trova il coraggio di uscirne per poi magari rientrarci subito che fa freddo, e poi sempre con tutta calma iniziare la giornata con un ritmo in "accelerando" graduale - costante - amico, che fine hanno fatto?
Ora non sono ancora scesa dal letto e sono già in guerra. Bambini a delinquere.

Poi però ho imparato a fare un paravento cinese di cui andrebbe fiero anche Olmi, e la mia giornata ha svoltato.
Devo comprare la pistola per la colla a caldo, assolutamente.
Fa parte della mia lista dei mai più senza.

Che non mi si dica che non vedo il lato positivo delle cose, eh.

25 gennaio 2011

Mi ritorni in mente

Oggi, repulisti a casa dei miei, che a tenere i miei ricordi a casa loro non sono più interessati e quindi "se per cortesia vieni qui e mi dici cosa buttare, io questa libreria la uso per altre cose". “Ma come? E i bei tempi di me ragazzina, e com’era bello avermi qui, e i migliori anni della vostra vita?” “Anche no”.

Rientrare in quella camera con quell'intento di pulizia fa uno strano effetto, qualcosa che ha a che fare con una strana nostalgia dei tempi andati e il sollievo di non esserci più dentro.
E dunque eccomi lì, su quel letto, con quintali di carta a farmi compagnia. Al posto della carta, anni addietro, amiche, amici, qualcosadipiùchesoloamici, libri, quaderni, barattolinisammontana.

E ora: foto del capodanno '98, lettere da e per ex amanti e fidanzati vari, e il flirt olandese e quello spagnolo, con le lettere di carta, quelle con la busta della posta aerea con le righe blu e rosse, che belli i miei vent’anni, vecchia smemo del '94, con mezze frasi di battisti, ma quelle delle retrovie, quelle che "le capisco solo io", e poi quattro nomi di ragazzi davvero importanti o almeno così sembrava, ma chi li ha più visti-sentiti-pensati?, l'uno in arrivo a sostituire l'altro nel mio volubile cuore e in quelle pagine consunte dai pennarelli colorati, limoni vari con relativa testimonianza cartacea di scontrini di posti, che un limone non è un limone se non c’è qualcosa che lo provi, foto di viaggi con megazaino con il cuore dentro e le amiche della salvezza accanto, e c’era quella canzone che “a te ti sento dentro come un pugno” e il primoamore incorniciato, che lui è quello che non si scorda mai, ma chissà com'è lui mi ha scordata, viaggi, errori, pianti, canzoni, le audiocassette home made con dentro quella che è stata la ricca colonna sonora di anni dai colori accecanti, una vita piena di tutto, il sorriso dolceamaro di chi pensa "se avessi avuto a sedici anni le consapevolezze dei diciannove", e così via per ogni età.
Gli errori.
Se c'è una cosa di cui mi auguro sia piena la vita delle persone che amo, oltre alle cose ovvie, sono gli errori. Non irreparabili, certo, e mai troppo gravi. Gli errori del crescere. Ma non per quella cosa che dagli errori si traggono grandi insegnamenti, no.
Proprio per la consapevolezza della fallibilità.
E soprattutto della sopravvivenza a quella fallibilità.

Madò, che viaggio. Ora ricordo perchè sono così saggia...

24 gennaio 2011

Unbreak my heart

-...
- E poi dovresti andare in banca a prendermi i biglietti del Milan in Champions.
- Sì, bwana.

Interno giorno, filiale di banca famosa.
- Buongiorno! vorrei i biglietti del Milan in Champions.
- Ma lei ce l'ha il cuore rossonero?
- (io, piccata) Bè, ma ovvio... Tifo Milan da quando ho 13 anni, che si crede?!
- Ma noooo! La tessera! Cuore Rossonero, la carta abbonamento, ha presente?
- Ah. Sob. Ok. Aspetti...

Telefono:
- Oh, ma tu ce l'hai il Cuore Rossonero?
- (Lui, piccato), Bè, ma certo... Da quando mi sono trasferito da Modena, io tifo solo Milan, eh, che ti credi?!
- Seee, vabbè.

- Niente biglietti, grazie comunque.
Che volete. Siamo anime gemelle.

23 gennaio 2011

Canaglia

Mi è venuta una tristezza da campo di cotone che mi faccio tenerezza da sola, povera stella.
Nella fase bassa del mio umore richiedo attenzione, mi parlo addosso, ed ho una strana nostalgia per la perfetta illuminazione degli ambienti ikea, chè non si capisce perchè ma lo sai che di quella perfezione tu non puoi fare parte, e comunque non c'è modo di entrarci davvero se non nella finzione di un momento.

E sono anche a dieta, quindi l'azione tonificante dell'haagen dazs è da escludere.

Cazzo.

Insomma, per il futuro: mai unire la domenica tardo pomeriggio, Mina e un ferro da stiro.

22 gennaio 2011

La madre di tutte le proposte (ah, i condizionamenti cinematografici/1)

"Ti amo quando hai freddo e fuori ci sono 30 gradi. Ti amo quando ci metti un'ora a ordinare un sandwich. Amo la ruga che ti viene qui quando mi guardi come se fossi pazzo. Mi piace che dopo una giornata passata con te sento ancora il tuo profumo sui miei golf, e sono felice che tu sia l'ultima persona con cui chiacchiero prima di addormentarmi la sera. E non è perché mi sento solo, e non è perché è la notte di capodanno. Sono venuto stasera perché quando ti accorgi che vuoi passare il resto della vita con qualcuno, vuoi che il resto della vita cominci il più presto possibile".

Sarà la faccia di Meg Ryan, o quella musica da capodanno americano che attacca proprio prima di "sono venuto stasera perchè", ma a me 'sta scena fa sempre effetto.
Tipico approccio femminile, che quella proposta ha maggior valore perchè arriva dopo tutto quel casino.
Ma fa niente non è questo il punto.
Il punto è che sono passati mille anni dalla prima volta che l'ho visto, e sono passati mille amori, e mille modi di intenderlo, l'amore, eppure questa scena mi commuove sempre.
E niente, sono romantica.
A volte.
A modo mio.
Se si può dire "lo amo a modo mio", che un giorno  qualcuno mi deve spiegare la differenza tra un semplice "lo amo" e un "lo amo a modo mio" (certo, stai parlando tu, come vuoi amarlo se non a modo tuo?), si potrà dire anche "sono romantica a modo mio", che secondo me ha un suo senso. O meglio un mio senso.
Potrei girare ore intorno a questa cosa, diventando ogni minuto sempre più ridondante. Evito.
Bella scena.

21 gennaio 2011

Chez moi

- E poi oggi devo stirare. E non ho voglia. Non puoi farlo tu? - chiedo a Lee mentre si toglie il cappotto.
- Non ci penso neanche. Perchè non lo chiedi a lui?! - dice indicandomi il fratello impegnato a lavare le mani, da cui però ha scordato di togliere i guanti.
- Dammi il tempo... Roo stiri tu oggi?
- Sissì, oggi shtiro io.

Quando penso alla divisione sociale del lavoro all'interno del microcosmo di casa mia, non so perchè mi sento dannatamente orgogliosa.
Poi, neanche a dirlo, ho stirato io.

Sgrunf (grugnito di disapprovazione)

Praticamente ho iniziato di nuovo la mia dieta che consiste in un metodo scientificamente testato che solo per oggi, signoramia, condividerò.
E niente, funziona così.
Appena apro gli occhi la mattina mi dico "OGGI NON MANGIO NIENTE.
G-N-E-N-T-E". Questo è il proposito prima di scendere dal letto, dopo di che, ovviamente, mi dico: bè, per non mangiare niente fino a stasera, devo fare un'abbondante colazione, non vorrei ma devo, altrimenti come posso resistere?
E così mi ingurgito circa due etti di biscottini, wafer, latte e corn flakes (che fanno tanto dieta, dai), e affronto serena la mattinata.
Il mio corpo senza fondo verso le 12 comincia a brontolare, e quindi mangio una mela, la quale mi apre una voragine nello stomaco, e da lì è un tripudio di cruditè (vale la stessa cosa dei corn flakes), poi un biscotto, un pezzettino di grana, una banana, caffè e un altro biscotto, un'altra mela, pezzo di pane.
Ovviamente arrivata a sera, ed avendo quindi digiunato tutto il santo giorno, mi concedo una bella cena a base di proteine ben condite. Morale: ingerisco le stesse calorie di un sumo fighter, e mi domando come mai la mia bilancia digitale segna sempre lo stesso peso, c'è qualcosa che non va, dev'essere rotta, forse ho problemi alla tiroide.
Sì sì, sarà certamente così.

19 gennaio 2011

Leggere attentamente le avvertenze

Avvertimento.
Io adoro gli elenchi.
No, non gli elenchi sterili tipo lista della spesa, ma le elencazioni per associazione di idee come quelli da lettino di psicanalista davanti alle macchie di Rohrshach. 
Credo facciano parte del mio stile narrativo, anche se mi rendo conto solo ora che non avevo mai pensato di averne uno.
O di doverlo avere. 
Magari approfitto dei saldi e vedo cosa riesco a procurarmi.

18 gennaio 2011

Quando si dice tempismo

Dopo giorni di influenze varie oggi sono finalmente uscita, chè mi sembrava una bestemmia stare in casa con il sole fuori, che è gennaio mica giugno, e domani "potrebbe andare peggio, potrebbe piovere" eccetera.
Sono stata all'aria aperta per un'ora buona, tranne 5 minuti in cui sono entrata da un ottico a comprare il liquido per le lenti. 

In tutto questo il piccolo Roo, così, ad occhio, quando ha pensato bene di vomitare tutta la merenda appena ingurgitata?
Esatto.
La mia faccia e quella di sua sorella Lee hanno completato il delizioso quadretto.
"Io non ho mai ucciso nessuno" è il gradevole intercalare di questa mia giornata.

13 gennaio 2011

Effetti collaterali

Stamattina mi sono svegliata con un pensiero fisso: voglio andare a correre.
Neanche "dovrei", o alla peggio "devo".
Proprio "voglio".

Non è normale.

Devo smetterla col supradyn.

Il popcorn

Io non lo so cosa mi aspetto da tutto questo.
Non so se è più un bisogno di parlare, o di un pulpito da cui essere ascoltata, con condiscendenza ovviamente (e quando mai?).
Forse quello che voglio è solo una pentola dove buttare dentro tutto, per vedere di nascosto l'effetto che fa.
Chè quest'estate ho coniato per me stessa la meravigliosa descrizione di popcorn inesploso. Perchè è così che mi sento. Non sempre, eh, solo qualche volta. O meglio, tutte le volte che ci penso.
Tante cose da dire (del resto, chi non?), forse anche nella forma giusta, che però non saltano fuori. IO non salto fuori.
E insomma voglio vedere se attraverso questo strumento viene fuori qualcosa, se quel dannato pallino di grano butta fuori la sua nuvoletta bianca.
Oppure se resta triste e bruciacchiato sul fondo della pentola.
Ora vediamo.
Del resto il motivatore di Metro (per dire come sono messa nel reparto "guru a cui dare retta") ha detto che il solo modo certo per fallire è non provarci. O qualcosa del genere. Sì, insomma suonava più o meno così.
E io credo molto nel motivatore di Metro.

12 gennaio 2011

E ora?

Come si dà inizio a tutto questo? 
Dove hanno messo il pulsante ON?
Ora mi informo e torno, eh.
Come inizio, tutto sommato, non è affatto male.
No, non sono per niente indulgente con me stessa, no no..