1 giugno 2011

Madeleines

La marmellata di arance sul pane tostato: per me è sempre il mese a Chester, mese di camminate chilometriche, di inglese anche nei sogni, di chili persi alla velocità della luce, di quel maestro, Micheal, che ci ha fatto innamorare tutte "I like you the way you are"; è il mese delle prime birrette che fan girar la testa e della prima volta che ho pensato, con la violenza di una diciassettenne, che il posto in cui vivevo mi stava stretto.

Il pane col cioccolato fondente, merenda dalla nonna nei pomeriggi di lavoro di mamma, io e mio fratello su quel grande divano col gatto di turno, e la nonna, e le sue lezioni, e le sue bugie, e i suoi ricordi.

Milano in questi giorni ha vissuto un clima da vittoria ai mondiali, con quel senso di "ci vogliamo tutti bene" e quel ritrovare negli occhi degli altri le stesse sensazioni di soddisfazione e di liberazione, dopo tanto faticare. E anche questa è una madeleine, e torno bambina nel 1982, e c'erano quei caroselli di macchine che ora non esistono più, le 127, le alfetta, le ritmo, le 112, o i motorini ciao e i bravo, e io mi ricordo che era tardi e io ero piccola e sarei dovuta essere a letto se non fosse che i miei genitori, giovanissimi, volevano festeggiare, e allora tutti giù in strada, con la bandiera tricolore in mano a salutare la gioia negli occhi di ogni passante.
(Sì lo so che abbiamo vinto anche nel 2006, ma la sboronaggine dei festeggiamenti mi ha tolto quel gusto pulito e sportivo che per me resterà legato sempre ai primi mondiali vinti che ho visto coi miei occhi).

Le canzoni.
Le canzoni sono madeleines di dimensioni colossali, ognuna col suo carico di ricordi e di eventi, e di persone che erano con me al momento che.
E allora c'è quella della gita in Germania, coi lenti ballati con l'olandesino che "ti amo" ma chi l'ha più visto.
Quella che ballavo in discoteca ed era proprio la mia canzone, e lo sapevano tutti.
Quella per svernare la fine della storia con PrimoAmore, che è ancora legata a quel periodo lì (novantaminuti di nastro, con la stessa canzone registrata ad oltranza, poi dite il sistema nervoso a pezzi...).
Quella dell'ultimo Natale in ufficio, che è solo il posto in cui lavori, ma improvvisamente ti rendi conto che a quelle persone vuoi davvero bene, e che fa un po' famiglia preparare insieme lo spazio per la festa, e fa anche un po' capodanno-dei-15-anni-ho-la-casa-libera-tutti-da-me, e il giorno dopo si è un po' più vicini, più amici, più complici.
Quelle dei saggi di danza e dell'adrenalina prima di uscire sul palco.
La musica classica che per me ha il volto della mia insegnante di piano e quelle infinite lezioni a prendere cazziatoni dall'inizio alla fine, e mai un "brava", ma che bello che era.
Quelle, tutte, del periodo jovanottiano, un'epoca talmente felice e inconsapevolmente perfetta che ogni volta è un sorriso e una stretta al cuore.
Una canzone per ogni momento, madeleines come se piovesse.
Non mi sorprende che nei periodi no la prima cosa che elimino sia la musica.

La pioggia sulla pelle è quella volta che è scoppiato all'improvviso un temporale, e tutti che correvano a ripararsi, tranne io e A., perchè stava già uscendo il sole, ed era bellissimo sentire il caldo dei raggi sulla pelle insieme al freddo dell'acqua. E ridevamo come due sceme, ed eravamo amiche amiche amiche.

La vera botta, però, la danno i profumi.
L'olfatto è il senso che ha più memoria.
Quindi: Zino Davidoff blu in metro e io non capisco più niente, il profumo del pane appena sfornato e io sono in Corsica in vacanza l'anno della maturità, caffè che ribolle nella caffettiera (e a me capita piuttosto spesso) con quell'odore che passa da buono a nauseabondo e io ricordo un monolocale e i nove esami dati in un anno chè "la dobbiamo proprio finire quest'università, eh".
Ogni ragazzo il suo profumo, di dopobarba, detersivo, ammorbidente o chissà che altro. Ogni tanto qualcuno torna, per merito non si sa di chi o che cosa. Una folata di vento, e zac! eccolo lì, eccoci lì.
Tutti tranne uno.
Uno che un giorno di notte mi ha detto "non te lo dico che profumo è, altrimenti non vieni più qui ad abbracciarmi per sentirlo su di me". Ma un giorno o l'altro capiterà che in giro per strada qualcuno che usa quello stesso profumo, detersivo, ammorbidente o chissàchealtro (il pH?) me lo riporterà.

E io annuserò il ricordo e sorriderò, con una stretta allo stomaco, di quell'immensa ed intensissima madeleine.

1 commento:

  1. è tutto VERO quello che dici....e lo dici un gran bene!!!!

    Marta

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