24 settembre 2011

Le cose che mancano

I dettagli. Quelle piccole cose che lui non notava quando gli stavano troppo vicine, ma che ora a saperle altrove gli spezzano gambe e cuore, non necessariamente in quest'ordine.
La delicatezza di una mano su una guancia, che non è più la sua.
Il bacio distratto di un ritorno a casa.
Quella risata che risuonava spontanea e potente, e quella voce, quella che era abituato a sentire al telefono tante volte, per regalarsi reciprocamente un pizzico di quotidiano, senza dirsi mai niente di davvero importante, quella voce capace di essere delicata, soffiata, potente, crudele, ruvida, graffiata, dolcissima.
Le mille trovate creative che faceva solo per lui, tante, tantissime.
Quel gioco, quando si salutavano, di guardarsi indietro per ritrovarsi un attimo ancora prima di andare via.
Un braccio passato intorno alla vita per camminare vicini.
Le chiavi maneggiate piano per aprire quella porta.
I passi leggeri su un vecchio parquet scricchiolante.

I bigliettini gialli che trovava in giro con su scritte delle parole che ora sono silenziose, e proprio nel loro essere silenziose fanno male da morire.
Perchè non sono le sue parole, non più.
Ora sono parole che appartengono a qualcun altro allora si chiede se hanno lo stesso suono, lo stesso sapore, la stessa importanza che solo ora lui riesce a dar loro, e si chiede se il destinatario attuale di quelle parole, quelle che solo ora sa riconoscere come così importanti, si renda conto del loro valore o se le accoglie distrattamente come parte di un quotidiano ormai assodato.

E poi, la curva di un sorriso, il tocco di una mano che si stringe sulla sua, e insieme sulla leva del cambio, quel tipo di ironia, quelle parole inventate, quella musica che non c'era mai ma c'era sempre, quegli occhi.
Chè non è tanto ciò che una persona fa, a mancare, ma ciò che è.
Le azioni sono in fondo ripetibili.
Ma come si fa a ripetere un cuore?

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