13 novembre 2011

Cammino

Questo novembre che sembra marzo sta regalando giornate che non avrei creduto. Fredde ma con un cielo azzurro e una luce invernale che ti tagliano in due, un sole che ce la fa ancora, che marca forte le ombre sull'asfalto, che fa venire voglia di fare programmi.
Cammino molto.
La corsa ha spostato la mia prospettiva spazio-temporale e se non sto correndo mi sembra di essere praticamente ferma. Ma non è così. I miei passi sono veloci, seguono il ritmo della musica nelle mie orecchie, il movimento apre la mente, le cose prendono il loro posto, si sistemano con rassegnazione o con serenità, si placano, come i fiocchi di neve in quelle sfere di vetro, souvenir di viaggi che non ho fatto.
Cammino.
Capisco.
Schiaccio foglie che cedono croccanti sotto le mie suole, le sento nei momenti di musica bassa, la loro fragilità la percepisco più al tatto - smorzato dalle scarpe - che all'udito.

Guardo in su.
Cerco case con le travi a vista, muri colorati, luci calde. Cerco nuvole dalle forme strane. Cerco la luna in quel cielo azzurro, a volte la trovo e non capisco se non se n'è ancora andata o se è già tornata.
Ricordo e progetto, quando sto bene in egual misura, quando no i ricordi si prendono tutto lo spazio e non riesco a costruire nulla di nuovo.
Faccio respiri profondi.
Allora riprendo a camminare, con il sole che fai fatica a tenere gli occhi aperti e il freddo che li fa lacrimare un po', e respiro evanescenti nuvolette di fiato, e capisco, e sistemo, e continuo a camminare fino a che non mi torna la voglia di fare progetti.

Cammino. Fino a casa.
Che è casa per un milione di motivi, come quattro piedini nudi che fanno a gara per venire ad aprirmi, una carezza sulla guancia infreddolita, un sorriso e un bicchiere di vino ad aspettarmi.
Quando sto così e non posso farci nulla posso sempre camminare.
O correre.

O fare una torta di mele e cannella, certo.

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