11 dicembre 2011

Velvet morning

Le domeniche mattina una volta erano un tempo di velluto. Ci svegliavamo tardi e stavamo lì, pigri, sul letto, guardando fuori da quelle enormi finestre che non davano mai abbastanza luce. Ognuno immerso nei suoi pensieri. Poi d'improvviso "ciao", come a rendersi conto che non eravamo soli, come a chiedersi reciprocamente "da quanto tempo sei qui?".
Uscivamo dal letto caldo su quel soppalco triangolare, io correvo verso il frigo - carenza di zuccheri mattutina,  mentre Lui preparava il caffè.
Tutto aveva il ritmo lento di un minuetto, le nostre facce coi segni del cuscino stampati sulle guance avevano il colore sano di chi dorme sonni rotondi e bellissimi. I capelli, all'epoca molto lunghi, erano una festa del ricciolo, li legavo con la prima cosa che mi capitava a tiro - una matita, un elastico, una molletta - mentre le mie mani non riuscivano ancora a chiudersi in un pugno, piene di sonno come erano. Ci stavamo vicini, sfiorandoci appena, in quei gesti assodati del quotidiano rilassato che prevedevano un contatto superficiale, di braccia vicine, di mani delicate e abbracci annusati.
Tutto in quelle domeniche era meravigliosamente stiracchiato, come gatti che si allungano e si tirano per riprendere un po' alla volta un ritmo davvero amico e il senso del muoversi.
Uscivamo per due passi nella nostra zona che ci piaceva tanto, andavamo a comprare i giornali e qualche botta calorica da pasticceria che ci sarebbe servita nel pomeriggio. Ogni tanto incontravamo qualche amico, ma era una rarità, la domenica mattina, allora, era uno spazio di tempo limitato a poche ore che vivevamo in esclusiva per guardarci in faccia dopo tutta la settimana di corsa.
Poi di nuovo a casa, cucinava Lui, mentre io parlavo e raccontavo con il mio bicchiere di vino in mano, e il tempo si distendeva piano verso un pomeriggio di pigrizia e divano e lenzuola in attesa di incontrare qualcuno all'ora dell'aperitivo. E c'erano film, c'era musica da ballare, c'erano disegni da fare (non miei, no), c'era sempre una scusa da inventare per litigare e fare pace. C'erano torte di mele e cannella e un frigorifero pieno più che altro di fantasia.


Ora: sarà che sono sveglia dalle sei, che Mimì e Cocò sono in fase Sympathy for the Devil, che le otto di mattina mi sembrano un orario tutto sommato ragionevole per andare a trovare qualche amico a casa, però ecco, io ne rivorrei indietro una di quelle domeniche. Una sola. Me la farei bastare.

5 commenti:

  1. Solidarietà piena per la sveglia prestissimo.
    Sei davvero un piccolo eroe del quotidiano.

    RispondiElimina
  2. Sei più efficace di un spot sui condom, accidenti...

    RispondiElimina
  3. ma finiscila, su, che già di vedo con una squadra di speakerini e compilation da suonare per loro, cuoredipanna che non sei altro.

    RispondiElimina