6 febbraio 2012

La punta

Io sembro una persona aperta. Peggio. Sembro senza filtri. Parlo tanto, sempre, riempio i silenzi di chiunque con parole mie, a volte rido, a volte piango, spesso ironizzo, raramente glisso. Per cui sì, ci sta, si può anche arrivare a pensare di conoscermi bene. Perché rendo tutto apparentemente accessibile, ce l'hai davanti, è lì, sembra quasi che tu lo possa toccare, pregi e difetti, tutto a portata di mano, niente è escluso, come un quadro in cui si forma un'immagine gettandogli addosso colori a caso.
Il risultato di tutto questo è che ci sono tante persone che "io ti conosco bene". E se questa è una frase che adoro quando a dirla è qualcuno che mi conosce davvero, nella maggior parte dei casi è solo una forma di presunzione che mi lascia sempre sconcertata.
Non è emblematico il fatto che l'unico ad avere la certezza di non conoscermi del tutto sia Lui?
Non che pretenda di essere chissà quale grande mistero, non lo sono, ma oltre a dover considerare il fatto che neanche io mi conosco tanto bene, ho affinato tanti e tali meccanismi difensivi della mia personale armellina - per banale che sia - che pensare che siano le quattro(mila) parole che dico a mettermi a nudo è quantomeno frustrante.
Parlo tanto io, è vero.
E da un anno scrivo anche.
Ma come ho già detto quello che esce è solo quello che io decido di far uscire. E quando qualcuno si comporta come se fosse "in casa", quando io so benissimo che al massimo è sul pianerottolo e l'interno non ha neanche iniziato a intravederlo, ecco, scalpito.
Che cosa sai di me, avanti, spiegamelo. Dimmelo tu chi sono, potresti anche essermi utile.
Alzo un sopracciglio.
E sorrido. Ma è un sorriso amaro di chi pensa "la prossima volta meno, la prossima volta non, la prossima volta invece no", sapendo che poi fallirò ogni nuova intenzione.

Quando succede qualcosa che conta io taccio.
A lungo.
Finché non l'ho capita, metabolizzata, elaborata in qualche modo.
Quando parlo è perché ho finalmente capito che versione - esterna - voglio darne.
E quella versione non è più mia.

4 commenti:

  1. Oscilliamo tra quello che vogliamo essere e quello che sembriamo agli altri. Credo che scrivendo sia più facile propendere per la prima opzione.

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  2. Lara tu lo sai che questo scritto sembra mio?!?
    Più che altro sono un paio di aspetti di te che hai descritto che mi "fittano" proprio come il mio vestito preferito.
    E questo è sorprendente e allo stesso tempo affascinante, perchè condividiamo qualche condizione simile ma la viviamo e la sentiamo in modo tanto diverso.
    Leggerti è sempre un piacere e qualche volta una specie di psicoanalisi passiva che pensi "che fortuna (mi verrebbe da dire culo, ma è un po' volgare no?!?)" ha già fatto lei per me.
    Grazie nè ;-)

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  3. Mi fa sempre piacere constatare di non essere sola nei ragionamenti che mi si attorcigliano intorno neanche ne andasse della mia vita. un po' mal comune mezzo gaudio, quelle cose lì.

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  4. Un piccolo aneddoto. Avevo 15, forse 16 anni. Guardavo una rivista di moda con una modella bellissima e dai capelli cortissimi (io sono sempre andata fiera dei miei neri e lunghi). Mi sono lasciata scappare un: " quasi quasi me li taglio così!". La mia amica, quella che conosco e frequento da quando avevo 3 anni, ridendo mi dice: "Non hai il coraggio, ti conosco troppo bene". Mi sono sentita ribollire, e li ho tagliati il pomeriggio stesso. "Ti conosco bene", io proprio non riesco a tollerarlo...
    Siamo tutti piccole punte di un iceberg, e se solo lo ricordassimo più spesso, forse ci troveremmo tutti un po' più simpatici!
    ;)
    BeepBeepMommy

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