9 marzo 2012

Come si dice addio




Quando si è persone possessive si riesce a essere gelosi di tante cose: libri, frasi, canzoni, persone - ovviamente, colori, posti, espressioni del viso, parole.
Si tiene tutto insieme, come bambini con i giocattoli preferiti, con le braccia che non ce la fanno ad accerchiare tutto e c'è sempre qualcosa che cade, che sfugge, che ti perdi tra le pieghe della vita scalpitante per ritrovarlo poi settimane, mesi, anni, vite dopo e scoprirlo intatto nel suo senso più intimo. Non mi è mai capitato di chiedermi il perché l'abbia perso, momentaneamente accantonato, dimenticato, si vede che doveva andare così; e non mi è mai capitato, nel ritrovarlo, di domandarmi il perché di quel mio amore specifico e incondizionato nei confronti di una cosa che per un attimo, un anno, una vita, è stata così importante. Ha sempre senso quando poi la ritrovo, ci ritrovo il senso di quel momento, ci ritrovo quella che sono stata e che in fondo sono ancora, da qualche parte. Si cambia, certo, cambiano gusti, colori, volti che si hanno accanto, ma non è che si abbandona il resto, è una lunga passeggiata con una valigia sempre più carica e pesante che contiene piccoli pezzettini di te, alcuni migliori di altri.
Difficilmente io abbandono consapevolmente qualcosa, perché non sono capace di chiudere porte e scatole e scrigni segreti senza avere la voglia di sbirciarci dentro un attimino ancora e vedere-toccare-vivere i tesori che contengono, e se ho perso qualcosa è stato solo per ingenuità, distrazione, appetiti instabili e quell'approssimazione che mi caratterizza sempre.
Quindi io non so di preciso come si dice addio a qualcosa che decidi coscientemente di lasciare indietro, per poi magari tornare a riprenderla tra un po' di tempo, dopo che avrai fatto spazio, areato le stanze, cambiato i colori alle tue pareti interiori perché ci si possa abbinare meglio, io davvero non lo so, come si fa? Forse devo solo fare finta di andare e mentre faccio finta convincermene a tal punto da finire per crederci davvero. Ché se lo senti il peso di quella valigia lì, allora forse è davvero il caso di fermarsi un attimo e decidere cosa vuoi portare per la prossima tratta del viaggio. Non è definitivo, poi le cose ritornano e me le trovo di nuovo incollate al cuore come se non mi avessero lasciato mai, però intanto qualcuna la devo lasciare qui.
Le saluto ognuna con una canzone che è stata la colonna sonora del loro momento.
E piango. E rido. E ricordo tutto.
E che belle le valigie pesanti, cazzo.

4 commenti:

  1. Anch'io riesco a staccarmi dalle cose molto difficilmente.
    E' stato un gran problema durante il mio ultimo trasloco ed è stato priprio lì che ho imparato a lasciare andare le cose vecchie per far spazio a tante cose nuove.

    RispondiElimina
  2. A proposito di trasloco, a me tocca vendere il 100 W per la chitarra e lasciare un paio di scatoloni di libri.

    RispondiElimina
  3. usare parole per commentare distoglierebbe dalle intense emozioni suscitate. il commento (forse) a quando avrò finito di assaporarle tutte fino in fondo... nel frattempo, potresti darmi indicazioni sulla canzone?
    grazie
    credodisi

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Intanto grazie, davvero.
      La canzone:
      Nina Simone - I wish I knew how it would feel to be free.

      Elimina