24 aprile 2012

Che ci fai tu alle parole? Ci balli. Le balli. (cit.)

E poi dal niente mi arriva un regalo che non mi aspetto, che è il regalo di qualcuno che mi conosce meglio di quanto io. Ed è un libro. Trovo che regalare libri a qualcuno sia sempre un atto coraggioso, ma quando il regalo riesce - e riesce così bene - è indice di una sintonia di pensiero che puoi solo sorridere.
E quindi ho iniziato a leggere questo libro. Che finirà dritto dritto sulla mensola dei libri che io. Perchè è un libro fatto di parole, e questa di per sé non è una novità, se non fosse che questo libro con le parole ci fa dei numeri da giocoliere-con-milioni-di-palline. E le getta in aria, le riafferra, ne aggiunge di nuove, e ci fa acrobazie, girotondi, capriole, balletti. Ecco, "balletti".
È successo che questo libro mi è arrivato in un momento in cui non sono particolarmente ispirata. Non ho velleità artistiche di chissà che, ma scrivere mi piace e mi fa stare bene. E in questo periodo io non. E se scrivere ti fa stare bene, quando sei in un periodo che non, ecco, stai meno bene. È come se le cose possano esistere in modo più forte-bello-intenso solo dal momento che ne scrivi in prima persona.
E anche lì, qualcuno che mi conosce mi ha scritto che evidentemente io e le mie parole siamo solo un po' stanche. Mi ha anche scritto la frase del titolo che mi è arrivata dentro e mi sta ricolorando le pareti piano piano come miele in un barattolo inclinato.
Non lo so, sto leggendo questo libro che io, e faccio un bagno di parole bellissime, inventate, colorate, triplocarpiate, danzate, e mi ci immergo e ci nuoto, le suono e le ballo, e spero che qualcuna mi resti appiccicata addosso.
Perché questo libro è geniale, racconta una storia che sarebbe anche banale se non fosse che la racconta in 99 modi differenti, e in ognuno riconosci la voce, il colore, la faccia, l'espressione, il tono, riesci quasi a immaginarne gli abiti. È quello che ho sempre pensato, ché quando leggi qualcuno che è capace ci senti dentro la sua voce. E se è capace davvero, quella voce diventa un po' anche la tua.
Mi era già successo con Paolo Nori. Avevo letto un suo libro, mi era rimasto attaccato un po' sulle mie parole, e poi avevo scritto questo.
Qui invece siamo alle olimpiadi della polifonia vocale. 99 stili diversi che ballano la stessa cosa, ognuna col suo carattere marcato e intensissimo, ognuna capace di renderla una cosa diversa, solo attraverso il potere della parola. Lo trovo magico. E bellissimo.
Insomma, io intanto lo leggo.
E se ho finito le parole forse è solo il momento di inventarne di nuove.

[Raymond Queneau - "Esercizi di stile"]

3 commenti:

  1. Tu devi scrivere un libro . Nb: e quel libro li' lo compro immediatamente.

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  2. Tu sei un tesoro invece. E quello, sì, sarebbe il mio sogno (come quello di 53 milioni di italiani, del resto). Devo trovare il coraggio di buttarmi e di affrontare l'eventualità del fallimento. Fallimento che è certezza solo nel non provarci. Ci penso. Intanto grazie.

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  3. siamo già in due, più quelli che comprerei per regalarli, direi almeno altri 3

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