2 maggio 2012

L'ombelico

(Milano skyline)
Ho una storia d'amore che dura da anni.
È un amore di quelli belli incasinati, corrisposto il più delle volte, di quelli che si fa un sacco di rumore e poi silenzio quando meno te lo aspetti, di quelli fatti di alti e bassi, di bronci e sorrisi, di pomeriggi grigi e di verde di parco di sole, è una di quelle cose che sai che c'è e che ti fa sentire avvolta e abbracciata.
È Milano.
Ché lei è complicata e bella, e non si fa conoscere facilmente, e nasconde i suoi segreti più belli, ostentando facciate di ostilità e grigiore, ma bisogna saperla conoscere, conoscere bene, per accorgersi di quanto può dare. Che poi non lo so se è così per tutti, c'è chi ci vede solo i problemi, ma quando ti innamori ti innamori e allora cosa vuoi farci, la prendi per quella che è tutto incluso, e ti lasci accompagnare così nella tua irragionevole consapevolezza.

E poi non lo so, una volta avevo studiato sociologia urbana, che guarda tutti dovrebbero studiare sociologia urbana nella vita, e avevo letto il perché e il percome ci si innamora delle città.
E poi non lo so, una volta quando ero giovane giovane facevo questi collage di foto matte, dentro a cornici che ne istituzionalizzassero il senso, e mettevo insieme un po' di tutto, biglietti di concerti, cd che non, foto mie, frasi ritagliate dai giornali, un sacco di lettering autoprodotto e pay-off pubblicitari al netto del prodotto, e mi ricordo che c'era questa frase, scritta con un carattere bianco e graziato su fondo nero, niente di che, ma la frase era "ti sei mai innamorato di una città?", e io l'avevo tenuta da parte perché - non so - mi sembrava bella di per sé, mi sembrava racchiudesse una possibilità, quella di un amore diverso, diverso davvero, e mi piaceva, ma ancora no, non mi ero mai innamorata di una città, mi sembrava di sì ma invece no, il "mi sembrava di sì e invece no" era un leit motiv in quel periodo anche per le mie storie, che poi quando è arrivato l'amore-quello-vero ho capito che sì, altro che no, sì, quello era l'amore-quello-vero, e anche quando poi mi sono innamorata di questa città ho capito che sì, che lei era la città di cui mi ero innamorata.
Non è che non ne veda i difetti, o la difficoltà di viverla, o il grigiore, lo sporco e tutto quanto. Ma è come se ci fosse dell'altro, qualcosa di più alto, qualcosa che non riesco ad identificare con un posto unico, è l'atmosfera che ci respiro, è un po' come un colore, un profumo, di quelli che poi quando li senti ti riportano lì un mondo intero, è un abito che mi veste benissimo.
Io. Milano. Così.
La conosco, e la giro, e mi faccio portare a spasso con il naso all'insù alla ricerca di quel cielo che da lei sembra sempre mancare ma c'è e quando lo vedi, e quando c'è vento, sa essere di un azzurro che ce la fa, e ti senti amata corrisposta felice, perchè quanto è bella con quell'azzurro intorno io non ve lo so spiegare.
Quanto è brutta quando piove per mesi di fila poi, non vi so spiegare neanche questo, ma non è che non sei più innamorata solo perché non si presenta al meglio, sono una donna, ho passato (passo-passerò?) ciclicamente fasi da felpe sformate e capelli che ciao, chi è senza peccato scagli la prima pietra, quindi sì, con qualche difficoltà ma continuo a volerle bene che tanto poi basta un giorno in cui si presenta al meglio e tutto l'amore torna fuori prepotente e ostinato.
E di sera, quant'è bella, in quell'orario che a me sale la nostalgia, quell'orario primaverile in cui il sole non va via, e lei comincia ad accendere i suoi lampioni gialli e quelle case storiche che uno non ci crede che esistano case belle così, quelle case che si riempiono delle voci dei ritorni a casa, e ci senti le risate di cene con amici che ti viene voglia di scampanellare e dire "ehi, posso venire anch'io? porto il vino", e ci cammino dentro, su quelle strade con il porfido, i tram arancioni (ce n'è ancora qualcuno, con i sedili in legno, scomodissimi ma pieni di quella bellezza commovente del tempo che fu), i taxi che ora sono bianchi, i grattacieli che salgono e si illuminano e stanno lì a guardare questa città che cambia e cresce e pulsa e respira e fa rumore e ci sono io che ci cammino dentro con un ritmo che è il-mio-ritmo-di-Milano, come se lei mi imponesse una musica su cui ballare e io non potessi fare a meno di.
Io non abito più a Milano per una serie di motivi che, però è lei la mia città, quella che quando dici Milano scatta subito la domanda "ma Milano, Milano?", sì, Milano Milano, è lei la mia città. A prescindere.
Ci ballo dentro Milano e sono più bella.
Ci ballo dentro Milano e lei è più bella per me.
Io ve lo auguro di innamorarvi di una città, che è qualcosa di più di un "posto", è un insieme di icone, di simboli, di colori-musica-atmosfere che vi fanno pensare, sempre, oh, davvero, tutte le volte, ecco, "casa".
È bello.

3 commenti:

  1. Io sono infedele. Quando viaggio e vado a Londra, dico che non vi è altro posto per me, che Londra sono io. Poi torno a Roma e sussurro alla MIA città: solo tu mi capisci davvero. Sono pazza. Di entrambe. E innamorarsi della città in cui si abita è una roba divina.

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    1. ma dai... sai che Londra è l'unica città in cui mi sono sentita come a casa??? (Milano, Milano... come dice La Lara]

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