25 febbraio 2011

Com'è che faceva quella delle immense compagnie, gli anni in motorino sempre in due?!

Ecco se c'è una cosa che ho sempre invidiato agli uomini è quel genere di amicizia che riescono a creare tra loro. Che è qualcosa di più del mero cameratismo da caserma, e sicuramente è qualcosa che si struttura più sulla base di esperienze, e spesso di grandi cazzate, condivise, piuttosto che su ore e ore di inenarrabile introspezione.
Dell'amicizia femminile ho opinioni contrastanti, a seconda delle amiche che hanno fatto un pezzo di strada con me in passato. E poi ovviamente c'è l'esercito della salvezza, cioè quelle amiche maiuscole che ci sono da anni a prescindere.
Altro che ore di analisi psico-sociologica. Vite intere a forma di parole. Enciclopedie di psiche femminile, dovrebbero spedire le registrazioni nello spazio insieme a Glenn Gould per spiegare a chi vive lassù che su questo pianeta ci sono stuoli di psicanaliste della porta accanto. Ci tornerò sopra, una volta o l'altra... Ma non oggi.

Oggi sto pensando alle amicizie maschili, quelle che nascono su un campo di calcetto, si rafforzano di fronte a una birra, si consolidano in qualche puttan tour, e poi forgiano squadre di elegantissimi testimoni di nozze. Ora, io sono cresciuta in provincia. La fase milanese mi ha colto semi-adulta, quindi tutta la fase formativa adolescenziale ha avuto come sfondo la provincia, e in particolare la compagnia, quella che se non sei della provincia non sai di cosa sto parlando, quella che i miei amici della compagnia ci sono sempre, quella che machecazzo ci sono sempre solo i miei amici della compagnia. E quindi quelle amicizie maschili votate alla goliardia, all'edonismo e al pane-al-pane, le ho viste davvero da vicino.
La provincia è tante cose, limitatezza, agio, difficoltà, protezione, chiusura, sicurezza, chefigata, macheppalle.

L'anno scorso insieme alla Ste (l'amicizia tra noi è quanto di più simile ad un'amicizia maschile, con quel minimo di bigodini in più) tra uno scherzo, una battuta, e una presa per il culo delle nostre rispettive adolescenze, abbiamo istituito il Max Pezzali Day. Perchè dai diciamolo, se guardi bene, chiunque abbia vissuto in provincia, o semplicemente abbia avuto una compagnia di amici, o abbia vissuto qualche storia adolescenziale sfigata può trovare la sublimazione di un aneddoto della sua giovine vita inesperta in un frase di Max Pezzali.
Io ad esempio sono uguale sputata a quelle che si trovano già sulla porta, con il tacco alto e la gonna corta, ad aspettare un branco di deficienti che poi si perde per strada e finisce a far serata all'autogrill. Sì insomma, se sei un uomo in effetti ti è più facile trovarti in Max Pezzali (anche perchè le donne sono le fidanzate troie e le mogli, che vuoi mettere col panino Camogli, o quelle che "bello non ti passa più"), però dai in fondo ogni tanto è bello riesumare quella sensazione lì da amici-per-sempre.

Tutto questo è un preambolo - il dono della sintesi, questo sconosciuto - per dire che il 25 marzo, quindi tra un mese esatto, torna il Max Pezzali Day. E se ieri eravamo in due a cantare Max Pezzali, domani siamo in tre a cantare Max Pezzali, etc. etc.
Non è niente di che, è solo una provocazione per rinfrescare un po' di vecchio repertorio (ah, Mauro Repetto), e celebrare il sommo poeta del luogo comune.
No, ok, lo so che musicalmente.
E che anche i testi però.
E poi insomma sempre ragazzino.
E non i massimi sistemi.
Però dai, Max fa pullman, fa voglia di cantare (nevvero, colleghi?), fa ballo lento sulla mattonella.

Quindi, andate per le strade e diffondete il verbo di Max Pezzali.
Il 25 marzo non si ascolta altro. Qui la pagina dell'evento su Facebook per quelli di voi che non avranno il privilegio di essere in ufficio con me, quel giorno.
Se volete potete aggiungere frase preferita e aneddoto annesso. Tempo tre anni e lo fanno festa nazionale, sicuro.

Avvertenza: questo non è un evento per carampane, quindi se siete qui per lanciare reggiseni in nome della sublime poesia del cantante pavese, ecco, come dire quella è la porta.

Non lo amiamo, ma è un tipo di compagnia.

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