28 luglio 2011

Accidia

Giorni senza bimbi, questi.
Li abbiamo portati di nuovo in Emilia dai nonni.
E sta andando tutto benissimo, là.
Anche qui, sì certo mi mancano, ma è uno stacco corto, leggero, e poi c'è sempre anche quella storia del "stanno taaaaaaaanto meglio là che a casa, in luglio".
Ecco.
Casa.
Sono a casa da sola ogni pomeriggio, dopo il lavoro.
Dice: chissà come ti diverti, come ti rilassi. Dice: chissà quanti libri leggi. Dice: chissà come te la godi.
Sì, in un certo senso.

Ovviamente essendo stata programmata da tempo, questa settimana, dentro ci dovevano stare una serie di cose. Del tipo, che so, andare a rifare i passaporti. Informarmi per il rinnovo della patente. Risistemare l'armadio con tutti i documenti che ormai sta esplodendo. Fare un giro di saldi, al netto di bimbi che mi spariscono nei camerini o peggio che li aprono proprio quando sto provando qualcosa. Leggere quel libro di mille pagine, con il gusto di sapere che hai tre ore filate da dedicargli, e non i ritagli di tempo. Volevo andare a vedere Giò Ponti alla Triennale. Informarmi per una serie di viaggi in programma. Smazzarmi le faccende burocratiche che con i bambini non. E ovviamente, vedere le amiche, gli amici, mio fratello.
Ecco, così ad occhio, io quante cose ho fatto di quelle sopraelencate?

Cinque? Non mi conoscete.
Tre? Ottimisti.

Z-E-R-O.

Mi concedo l'impagabile lusso del far nulla.
E quando dico nulla, intendo proprio nulla. A malapena mi faccio da mangiare. Sono una sedicenne apatica.

Me ne vergogno, eh.
Cioè mi rendo conto che c'è qualcosa che "tocca" se nell'unica settimana in cui ho un attimo per me, spendo quell'attimo a oziare sul divano, con la tv in sottofondo, a guardare fuori dalla finestra e basta.
Neanche "a leggere". Proprio solo a pensare.
Ecchecciavròmaidapensarecosìintensamente?
Non lo so. Pensare, pensare davvero, avere lo spazio fisico e temporale per sistemare tutti i pezzettini al loro posto, è una cosa che richiede allenamento. E io non sono più abituata. Inizio pensieri che non finisco, per dare spazio ad altri che poi si spostano perchè ne arrivano altri ancora. E non faccio ordine per niente, ma me ne sto sul mio divano rosso, a cercare di afferrare quantomeno il senso dell'insieme, e ogni tanto mi sembra che sì, ma molto spesso resto con quella sensazione di qualcosa che mi sfugge anche se ce l'ho lì in punta di dita (in punta di mente si dice?).
Accidia.
È un vizio capitale e io "celo".
Ovviamente la prossima settimana coi bambini non mi capaciterò di aver contemplato così tanto questi giorni, senza viverli davvero. E col solito sennodipoismo di cui ho piene tasche, borse, armadi, cassetti e laqualunque mi dirò che avrei dovuto, potuto, addirittura voluto ma poi la vita, signoramia.

Quando lo farò, ecco, due bei ceffoni ben piazzati, grazie.

2 commenti:

  1. Alcuni la chiamano "meditazione".

    A volte fa bene, altre no. Se da un lato, come dici tu, mi permette di riordinare i pensieri, dall'altra mi fa ripensare alle incertezze sulla vita e sul futuro.

    Nel secondo caso, cerco qualcosa da fare.

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  2. secondo me hai fatto bene, si vede che avevi bisogno di oziare e basta.
    ed è fantastico riuscire a farlo senza sentirsi in colpa. io ci riesco!

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