15 settembre 2011

Di come una salita mi porti a rivedere i miei principi educativi

Una bicicletta.
La mia, infatti pedalo io.
Seggiolino davanti: Roo, 16 chili di salute.
Seggiolino dietro: Lee, 18 chili.

Andata rigorosamente in discesa, così io mi illudo di essere particolarmente in giornata e che in fondo non è poi così difficile. Ma certo.
Ritorno: salita.
Roo chiede se gli canto una canzone, visto che manca l'autoradio e lui apprezza il viaggio solo con la musica.
Io in pieno affanno glisso dopo la seconda strofa "non me la ricordo più".
Lee: - Bè, io non sto facendo nessuna fatica.
- Forse perchè le gambe sono le mie mentre le tue chiappe sono comodamente appoggiate.
- Anche le tue chiappe sono comodamente appoggiate.
- Touchè (ma dentro penso: te possino, te e la linguaccia tua).
- Bè dai mamma, non stai andando poi così male, ad esempio, quella macchina sei riuscita a superarla  - mi dice indicandomi un catorcio d'auto parcheggiato a bordo strada, e attacca con la sua risata che mi porta via.
Roo - Anche quella signo(r)a hai supe(r)ato - 80 anni, con deambulatore -  e fa eco alla risata di sua sorella.
- ...
Lee: - Sta arrivando l'inverno, il tempo che ci porti a casa - e giù ancora a ridere.
- Devo proprio smetterla di crescervi nel sarcasmo. State diventando delle brutte persone.

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