20 settembre 2011

Le parole che non ho scritto

Facendo un giro nella rete, di quelli che cerchi un viaggio in Micronesia e ti ritrovi a giocare a scacchi contro uno di Taiwan, ho trovato questo link. Me ne sono innamorata, ho scritto il mio indirizzo email, e sto aspettando di diventare la destinataria di una lettera d'amore che non è nata per me ma che saprò apprezzare.

Ne ho scritte tante, io, di lettere d'amore. Non tutte sono poi effettivamente partite, anzi direi una minima parte. Il fatto è che non ho mai ammesso che quelle che scrivevo fossero lettere d'amore, non nel senso universalmente inteso. Avevano la voce bassa e ruvida delle parole dolorose, erano troppo crude, dirette, sofferte, troppo poco "miele" per poterle repertare come tali. E invece mi rendo conto che lo erano, che nel mio essere spesso graffiante, irriverente, caustica, sofferente, stavo sempre mettendo qualcuno sul piedistallo d'oro che spettava alle persone che amavo, e che spesso non. C'era dentro tanto quotidiano, tante parole che non sapevo pronunciare, tanta voglia di mettere ordine o solo puntini sulle i, c'erano dei disegni, c'era dentro una grande necessità di silenzio che io stessa non sapevo affrontare, e tanto bisogno di risposte che mai.

La regina dell'amore incondizionato.
Che è l'unico che possa contemplare l'opzione "ti amo e tu non sei tenuto a riamarmi" (poi sono guarita...).

Allora adesso voglio vedere cosa scrivono gli altri, in quelle lettere d'amore. Cosa c'è dentro, quali ricordi, rimorsi, progetti, rimpianti, possono contenere. Quali amori. Sarà come il gioco "le-vite-degli-altri", solo che anzichè osservare una situazione potrò leggerla nero su bianco. Potrò prendere l'impronta di un'anima altra, e non un'anima semplice ma un'anima innamorata - la più potente di tutte - e misurare in che modo calza, o meno, sulla mia.

Aspetto.
Destinataria di un amore che non è mio, per vedere di nascosto l'effetto che fa.

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