16 novembre 2011

La (de)costruzione di un nemico

Non credo ci sia persona al mondo che ammetterebbe di essere cattiva. Eppure tutti ci imbattiamo in soggetti che non possiamo che definire così. Sono certa che se lo chiedi a loro, "cattivo" non è mai nelle prime tre parole che userebbero per descriversi. Cattivo è sempre una percezione esteriore.
Io credo però che ci siano persone che si crogiolano nel loro riuscire benissimo a fare i bastardi. Ma non direbbero mai di esserlo.
In ogni caso, questo intro è per dire che io non sono una persona cattiva. Non sono neanche bastarda. Probabilmente non sono abbastanza intelligente per riuscire ad esserlo davvero.

La cattiveria in me non nasce mai spontanea. Nasce unicamente in risposta a.
Per diventare cattiva io ho bisogno di un nemico.
E di potenziali nemici è pieno il mondo.

Quanto è stronzo e spocchioso il controllore che ti chiede il biglietto con quell'aria di chi spadroneggia in un territorio che considera suo? Quanto detesti l'impiegata dell'INPS che dall'alto del suo lassismo non riesce mai a darti le risposte di cui hai bisogno? E la mamma fuori dall'asilo quella che la sua bambina è meglio di tutte, levatevi che passo io? E quello con la macchina che vale quanto casa tua per la quale si sente in diritto di fare quel ca#*o che gli pare per strada? La nuova fidanzata del tuo ex che "mi ha guardato in quel modo, 'sta stronza"? La signora che ti vede che devi pagare solo un litro di latte e lei ha la spesa divisa tra due carrelli ma non c'è verso che ti faccia passare? E l'ignoranza, eh, l'ignoranza in tutte le mirabolanti forme che può assumere?
Certo, l'interpretazionismo è fondamentale per la costruzione di un nemico. Bisogna essere portati a pensare che quella persona "ha fatto così perchè pensa così". E questa è una cosa per cui io sono campionessa mondiale. Quindi se voglio trovare un nemico da qualche parte, detto fatto, eccolo lì, pronto per la lotta. Il risultato di questa costruzione fantastica del nemico è che difficilmente ti crei nemici sui quali non puoi avere la meglio. Ti piace vincere facile, quelle cose lì.

Ma i nemici veri, cioè quelli che non costruisci tu, quelli che ti sbarrano la strada realmente, quelli con cui la lotta è feroce e non te la sei cercata, di solito non ti avvisano prima di spezzarti le ossa. Te li ritrovi lì, inaspettatamente, e puoi cercare di difenderti come meglio credi, ma non riuscirai comunque ad uscirne indenne. Perchè quelli veri non ti chiedono il permesso, non hanno alcuna accortezza, arrivano, sparano, e tu puoi solo contrattaccare o schivare i colpi.

A volte invece lo sai.
Sai che andrai incontro a situazioni che implicano una parte di lotta armata, di schieramento di forze, di armi più o meno spaziali. Perchè qualcuno ti ci ha messo, lì, proprio in quel punto della strada, proprio in quel momento preciso.
E ti prepari.
E ti armi.
E ti trinceri dentro i tuoi fortini difensivi.
Ti dici pronta alla battaglia, ad affrontarli sul terreno di gioco, e ti senti forte, e potresti ruggire, ché nessuno ti potrà scalfire, hai le tue sicurezze, ci sei tu su quel terreno e Braveheart non è niente al confronto, e sei pronta, e respiri, e hai il coltello tra i denti, i muscoli scattanti, "non fa male, non fa male", e la lingua biforcuta.

Ecco.
Qual è la cosa più spiazzante che può accadere a questo punto?
Che tu ti aspetti il Nemico e arriva PollyPocket, e ti ritrovi armata fino ai denti per una battaglia che non sai più combattere. Perchè non sei una cattiva "naturale", e non colpiresti mai chi è arrivato senza volontà di ferirti.
A quel punto, picco basso. Perchè l'adrenalina che avevi fino ad un minuto prima ce l'hai ancora tutta in circolo e non sai come buttarla fuori, perchè hai deposto le armi ma i muscoli guizzano ancora, perchè se parli sputi sarcarmo e non è il caso, quindi taci. Non sei più armata, non sei più cattiva, ma non sei ancora tornata tu. Disorientata. Smarrita. Perchè la domanda è: che cosa ci fai armata fino ai denti quando chi ti doveva colpire è arrivato con i fiori? Dentro ruggisci ancora, ma è improvvisamente tutto privo di senso.

A quel punto ci sono solo due cose che si possono fare, risolutive.
Ballare.
E bere.
Non necessariamente in quest'ordine.

Poi un giorno parliamo anche dei nemici che si nascondono dentro alle persone che non ti aspetteresti mai. Il male che ti riescono a fare questi, nessuno mai, perchè attaccano da dentro, loro. Li possino.

8 commenti:

  1. per essere cattivi non bisogna essere intelligenti. anzi.
    è la strada meno impegnativa e, come nella maggior parte delle strade facili, quella sbagliata.

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  2. Mi trovo perfettamente in sintonia con quello che scrivi (e accade spesso con le tue parole... forse ci siamo conosciute e frequentate in tempi a noi sconosciuti).
    A me è capitato spesso di armarmi fino ai denti e di trovarmi di fronte a La Pimpa.
    In effetti gli sfoghi da te indicati sono spettacolari. Io ci aggiungo il viaggio.
    Prendo su e parto.

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  3. Sono Polly pocket piacere, ma il nemico mi ha battuta comunque, senza riserve, poi si è detto personalmente dispiaciuto...
    Un giorno parlerai degli amici che si rivelano nemici?

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  4. Io. Ugualespiaccicata.
    Ti hanno poi mai detto che sei "troppa"?!?
    del tipo: "il problema non sei tu, ma tu che ti manifesti alla tu-elevato-dieci"?
    perchè se la risposta è si allora tu sei l'alter ego che vado cercando da una vita.
    :-*

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  5. A volte è questione di sopravvivenza. c'è gente che ci vorrebbe veder sparire dalla faccia della terra. e che vogliamo fare? bisogna pur difendersi a volte

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  6. @ marta: tu dici? secondo me per essere cattivi, di quelli che sanno fare male davvero, ci vuole una forma di intelligenza emotiva al negativo che a me manca, e che spesso invece vorrei.
    @ giovy: il viaggio, eh. il viaggio era la mia soluzione n.1 prima dei bimbi, per mettere aria e chilometri tra la me-di-casa e la me-altrove, e vedere il tutto da un diverso punto di osservazione. c'era chi la chiamava fuga. io la chiamavo "prospettiva".
    @anna: sto provando a scriverne un post. la questione è delicata. e complessa. del resto, quando mai non.
    @yle: "troppa" is the new "ingombrante" evidentemente. a me dicevano ingombrante. ed eccessiva. lo sono sempre. nei modi, nei gesti, nelle reazioni. ma ultimamente mi si è aggiunto un eccesso insperato: nell'indifferenza. lo auguro a tutte le eccessive come me.
    @speaker: quante ne sai...

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  7. per fare male davvero bisogna solo capire DOVE bisogna colpire. e per capirlo non bisogna essere dei geni, basta osservare.
    io penso che "il cattivo" abbia qualcosa in meno rispetto a quello che non utilizza la cattiveria per ottenere i propri scopi.

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