30 marzo 2012

Le persone sono posti (o forse viceversa)

Le persone sono posti.
Condividere tanti posti insieme è una misura di importanza, certo, ma non c'è solo quello. È anche una questione di intensità.
Le persone sono posti. A cui regalano colori, profumi e sensazioni di pelle.

Sono gli occhi lucidi di quel giro di Milano - una Milano che è quella Milano lì, che mai si è sovrapposta a tutte le altre Milano che ho vissuto - che precedeva una domanda grande.
Sono sorrisi di denti bianchi su un cavalcavia a guardare grattacieli in costruzione, con l'aria che accarezzava braccia troppo nude per quella stagione, e quegli occhi che si spostavano - che non potevano fissarsi a lungo altrimenti chissà - e sempre quella domanda, quella domanda sui grattacieli, come una parola d'ordine che dava il via a quel concetto di "noi" che si era noi su quel cavalcavia più che altrove.
Sono il ricordo che mi ha lasciato addosso quella sera d'inverno con i tram arancioni che passavano e quell'addio che mi sembrava feroce, inaspettato, cattivo, con le luci gialle dei lampioni di Milano che se ne stavano lì a guardarmi, rese morbide dalla nebbia sì, ma così in contrasto con la durezza di quelle parole da renderle ancora più dolorose.
Le mie amiche sono tanti posti, una cucina con tavolo in legno coperta di libri dell'università, un ufficio bianco e acciaio dove ci si scambiavano i primi sorrisi complici, uno scantinato - elegante ma pur sempre scantinato - dove tra un lavoro e l'altro si cantava "t'appartengo", un parcheggio grande e vuoto dove si sentivano i Queen dall'autoradio e li si cantava tutti ché "come le sappiamo noi le canzoni dei Queen nessuno mai, guarda". Amiche - ognuna con la sua faccia - anche un traghetto a caso per le isole greche, un altro ufficio di complicità-cameratismo-sorrisi e percepirne il vuoto quando poi in quell'ufficio resti sola, un divano blu angolare morbido di confidenze a raccontarsi le ultime cose o i ricordi, con le teste appoggiate sulle ginocchia, sopracciglia da definire e capelli lunghi e lisci (ovviamente non miei) da spazzolare, c'è chi è stata Corsica e poi più niente, e chi cinque anni di liceo - un posto moderno di cui i dettagli sono sfumati - con accanto una Lara insicura-acerba-inconsapevole che poi sarebbe diventata grande.
Ci sono persone che saranno sempre quei gradini di fronte a quel bar, saluti stentati, sorrisi appena accennati e quel senso di gruppo che in provincia è più forte.
Ci sono i bambini del condominio che ovunque andranno saranno sempre quel grande prato con la grata in mezzo e le ginocchia sbucciate.

Mia mamma è tanti posti ovviamente, ma soprattutto la cucina della casa dove sono cresciuta e dove ha raccolto confidenze, lacrime, insicurezze, progetti, sogni, e anche tante parole inutili e scoordinate.
Mio papà è l'azienda dove ha lavorato per una vita intera, ed è casa nostra, ed è il suo grande campo verde pieno di piante da fiori e da frutta, il viso soddisfatto di chi finalmente in gesti elementari vede il risultato dei suoi piccoli grandi lavori.
Mio fratello è la nostra camera, in comune - motivo di litigate furibonde su tutto e di più ché la porta io chiusa e lui aperta - ma è anche stazioni e aeroporti in cui l'ho accompagnato e studi medici dalle risposte incerte.

Milano è grande, è piena di posti, eppure è piccola, la giri tutta in poche ore, e io non ce la faccio a mescolarne i significati, ho un grande rispetto dei posti che sono le persone, e quando ci passo penso a loro, e non potrei mai - MAI - sovrapporre il posto di una persona con il ricordo di un'altra. È una forma di rispetto che non si può sentire da fuori eppure lo saprei io, di tradire un posto sovrapponendo una faccia nuova a quella che a quel posto ha dato un senso - un nome - un colore.

Le persone sono posti. I posti sono persone. Io mi innamoro dei posti quando ci sto bene, quando in quel momento sento tutto, l'aria, il profumo, il rumore di sottofondo, la voce di chi mi parla, e guardo, e vedo, e gusto tutto come un sapore forte e buono sulla punta della lingua.
Adoro i miei posti.
Adoro le mie persone.
E in fondo è un po' la stessa cosa.

3 commenti:

  1. Vera e bella come sempre.
    Ho un po' paura ad entrare nei tuoi racconti, sono così "tuoi"... anch'io ho un cavalcavia, ma in mezzo alla campagna, e per quanto mi sia piaciuto quel posto, non lo cambierei con nessun altra persona.
    S.

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    1. questa è casa mia ma la porta è aperta. e io so anche ascoltare. grazie del commento, davvero, torna, scrivi, racconta, mi piace, mi piace tutto.

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  2. Lara, tu hai un dono... e non aggiungo altro <3

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