6 aprile 2012

Aspetto. Cosa? Che passi.

Sono giorni strani.
Sarà la primavera - è sempre la primavera - che crea scompiglio nei capelli e nei pensieri. Sono giorni in cui sto ad osservare il vento nelle sue manifestazioni evidenti di tende gonfiate, gonne e foglie sollevate, cappelli divelti da teste canute, e penso che forse il modo migliore per affrontarlo non è opporsi ad esso ma assecondarlo e lasciargli trascinare via pensieri e parole che non trovano un posto.
Sono giorni di desiderio che brucia dentro gli ossicini tornati a spuntare sotto vestiti più leggeri, di pelle che vorrebbe poter parlare e forse lo fa, giorni di una sensualità accennata che chiede di essere riconosciuta, giorni di un punto preciso dietro l'orecchio che rivela cosa penso più di tante parole. Ma lo rivela solo a me.
Sono giorni che mi sento fatta di una fibra più tenace ma nello stesso momento in cui divento più "corpo" mi sfuggono pensieri che non prendono forma.
Sono giorni in cui guardo il sorriso sdentato di Lee, con un'architettura tutta sua di pieni e di vuoti fatta di tenerezza allo stato puro e ascolto la voce di Roo sempre troppo alta e sempre piena di così tante parole da sorprendermi ogni volta.
Sono giorni che osservo e non parlo, che voglio cambiare tante cose senza far niente di concreto per, un po' sfasata, un po' trafelata - più nei pensieri che nelle azioni - e non c'è verso, non sono ispirata, le parole mi si presentano nella testa in ordine sparso e volano via come bolle di sapone e proprio come queste a un certo punto spariscono e puff! non ci sono più.
Sono giorni di pensieri superficiali, come se mi mancasse la voglia di scavare, di andare a fondo, di cercare sensi e significati in ogni cosa, giorni di una voce più bassa del solito, a produrre suoni più profondi per opporsi a quella superficie così invadente, giorni di gesti lenti e spesso insensati, monologhi interiori che poi però non ricordo.
Pensieri come palloncini che mi sfuggono dalle dita e mi chiedo dove vadano a finire, se esiste davvero un paradiso dei palloncini scappati, allora deve esserci anche un paradiso dei pensieri sfuggiti.
Sono giorni strani. Ho bisogno di musica sempre, non per esaltare sensazioni già presenti, ma per riempire i vuoti tra le idee e anche questo è strano e anche questo non è da me, e chi mi conosce lo sa e mi dice "non è da te" e questa è una frase che a modo suo mi fa sempre sentire un po' nuda perché denota una conoscenza che quando non ti trovi vorresti celare.
Sto seduta e mi guardo intorno ma in realtà niente mi colpisce davvero, come se ci fosse un vetro tra me e tutto il resto, e quindi perché sforzarsi di arrivare a raggiungerlo quando sai che c'è di mezzo quella superficie trasparente sì ma invalicabile?
È come se stessi prendendo il respiro e le misure prima di iniziare una lunga rincorsa per poi spiccare un salto. Spero di fare un bel salto, uno bello lungo, di quelli che poi ti guardi indietro e ti sorprendi, sgrani gli occhi, ridi e gioisci. Spero che "oltre" mi torni quella voglia di morsicare i giorni con la solita voracità che questa afasia primaverile mi ha un po' portato via.
Perché poi passa, passa sempre, passano questi giorni strani e io ritorno.
Questo lo so bene.

2 commenti:

  1. pare di guardarmi allo specchio

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  2. E poi arriverà un attimo preciso in cui quel vetro s'infrangerà. E sarà assordante il fragore dell'estate.
    :)

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